Dal 1° gennaio 2022, il Fondo Pensione a Contribuzione Definita del Gruppo Intesa Sanpaolo, per effetto dell’operazione di concentrazione e di incorporazione anche dei Fondi ex UBI, è arrivato ad amministrare un attivo netto destinato alle prestazioni (Andp) di circa 9,3 miliardi di euro. A MondoInvestor, Claudio Graziano, Responsabile Welfare di Intesa Sanpaolo e Vicepresidente del Fondo Pensione a Contribuzione Definita del Gruppo Intesa Sanpaolo, racconta i dettagli del processo di razionalizzazione appena completato e le ultime novità in tema di gestione finanziaria e investimenti.
Prima di tutto, avete completato anche la fusione nel vostro Fondo a Contribuzione Definita di 5 Fondi pensione che facevano capo al Gruppo UBI. Avete riscontrato particolari problemi nell’operazione? Si può considerare concluso ora il processo di razionalizzazione dei Fondi pensione del Gruppo?
L’operazione di concentrazione e il conseguente trasferimento di tutte le posizioni individuali degli iscritti ai Fondi ex UBI sono stati effettuati con decorrenza 1° gennaio 2022: sono stati trasferiti al Fondo ISP tutti i comparti assicurativi dei Fondi UBI, mantenendo, pur nel difficile contesto del mercato di riferimento, le medesime condizioni precedenti e anche i principali comparti finanziari dei Fondi UBI aventi patrimoni sufficienti ad assicurare una gestione finanziaria efficiente; sono stati invece incorporati i comparti finanziari più piccoli dei Fondi UBI negli omologhi (per categoria e livello di rischio) comparti finanziari del Fondo ISP aventi maggiori dimensioni ed efficienza. Al fine di assicurare la massima garanzia di risultato per gli aderenti tutta l’operazione è stata effettuata in kind, con un rilevante aggravio di lavoro per il Fondo ISP, in particolare per il controllo dei rischi operativi conseguenti. Anche l’area amministrativa è stata fortemente sollecitata: il trasferimento di tutti i dati anagrafici e gestionali di oltre 20 mila iscritti provenienti, tra l’altro, da Fondi con service amministrativi diversi ha comportato una dettagliata pianificazione dei diversi passaggi e una realizzazione per step densa di difficoltà. Con la definizione delle quote di gennaio tutti i nostri iscritti possono fruire integralmente dei servizi proposti dall’area riservata del Fondo.
Oggi com’è quindi strutturato il vostro Fondo a Contribuzione Definita?
Il Fondo ha sette comparti “aperti” a nuove adesioni: due obbligazionari misti; uno bilanciato; due azionari (uno dei quali è il comparto sostenibile con focus sul climate change) e due garantiti (di cui uno riservato agli aderenti cui si applica il CCNL assicurativo). Vi sono 10 comparti “chiusi” rivenienti dalle precedenti operazioni effettuate e 14 rivenienti dalla operazione di concentrazione dei Fondi UBI. Il Fondo si attiverà, in tempi adeguati, al processo di integrazione e, nel rispetto della normativa vigente in materia, per la razionalizzazione di questi comparti informando tutti gli iscritti coinvolti. Alla fine del 2021 il Fondo ha un attivo destinato a prestazioni di circa 7,5 miliardi di euro per oltre 79 mila iscritti che, dal 1° gennaio 2022, per effetto dell’operazione di concentrazione, è già arrivato a circa 9,3 miliardi di euro e a circa 99.400 aderenti. Il comparto largamente più patrimonializzato è il Bilanciato con oltre 2,5 miliardi di euro di attivo; sopra il miliardo di euro vi sono anche i comparti Azionario e Obbligazionario Breve Termine.
Nel corso del 2021, vi sono state anche alcune novità nella gestione dei comparti del vostro Fondo. Quali mandati di gestione avete affidato e a chi?
A seguito della revisione della Asset Allocation Strategica, effettuata nel corso del 2021, delle consuete selezioni, il Fondo ha rinnovato anche il parco dei gestori e, in coerenza con le linee guida dei diversi comparti, ha maggiormente articolato, in termini di classi di attività, i propri investimenti. Le asset class più tradizionali, di più ampie dimensioni e gestite prevalentemente con stile passivo sono state assegnate, dopo la consueta selezione, con mandati in titoli che hanno il vantaggio di una gestione assai più efficiente anche in termini di costi. Per le asset class più specifiche, investite in mercati a elevata specializzazione, d’intesa con l’advisor si è preferito affidare le masse in questione, con appositi mandati “attivi”, a case di gestione con investimenti in Oicvm, appositamente selezionati, con un “focus” sugli specifici mercati di riferimento, privilegiando la capacità del gestore di generare rendimenti d’eccellenza, pur conservando un profilo di rischio “accettabile”. Sotto il profilo del monitoraggio, come tendenza, si vogliono creare dei peer group per confrontare i competitor, nonché la miglior efficienza della gestione diretta o indiretta, essendo le serie storiche degli Oicr pubbliche e omogenee. Così, ad esempio, nell’eventualità di sostituire un gestore, sarà possibile verificare l’attualità delle short list. L’elenco dei gestori è facilmente consultabile nella Nota Informativa pubblicata sul nostro sito.
Alla fine dello scorso mese di novembre avete deliberato l’avvio di un ulteriore processo di valutazione di FIA in cui allocare le risorse di alcuni vostri comparti. Com’è sta procedendo questo iter e che tipologie di FIA state valutando?
La selezione è finalizzata a un incremento degli investimenti alternativi per allinearci a quanto previsto dall’Asset Allocation Strategica. Le strategie che stiamo ricercando in questa selezione sono il private equity Italia “Large” e il private equity globale “Large” (25% Europa). Si sta procedendo anche nella verifica nel campo dei crediti commerciali, valutando se ci sia la presenza di prodotti a sostegno dell’economia reale con basso profilo di rischio ma rendimenti stabilmente positivi. La Commissione Investimenti Diretti di intesa con l’advisor e gli Uffici competenti sta lavorando alacremente con l’obiettivo di chiudere entro la fine di marzo.
Quali sono le altre possibili novità che state valutando per i prossimi mesi sul fronte degli investimenti?
La Commissione Finanza sta da qualche mese monitorando con attenzione gli effetti che la crescita dell’inflazione potrebbe produrre, nei prossimi mesi, sul portafoglio del Fondo e, con l’aiuto degli advisor, sta valutando interventi di natura tattica che possano contrastare eventuali movimenti repentini dei mercati. Per quanto concerne gli investimenti diretti si sta valutando come la “messa a terra” del PNRR possa fornire opportunità di investimento interessanti quali interventi settoriali nelle infrastrutture, nella silver economy e negli altri mercati privati in cui il PNRR svilupperà la propria azione. In tutte le attività specialistiche, sia della parte prettamente finanziaria che degli investimenti diretti, le competenti Commissioni sono sempre supportate dalle analisi effettuate dagli Uffici e dagli advisor chiamati ad analizzare, oltre che il profilo di rendimento atteso degli investimenti, gli aspetti di compliance, dimensione e track record, oltre a uno specifico parere (second opinion) di advisor diverso da quello ESG e, dall’altro, l’assunzione di rischi ragionevoli rispetto agli scenari prospettici dei diversi mercati.
L'intervista integrale è stata pubblicata su MondoInvestor nr. 216 di febbraio 2022.
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