Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici sul 2021 - Banca d'Italia
A partire dal 2019, la strategia di investimento sostenibile dell'Istituto Centrale è stata ampliata in termini di classi di attività finanziarie e di obiettivi, attribuendo progressivamente una maggiore attenzione ai fattori ESG
11/05/2022
Redazione MondoInstitutional
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La Banca d'Italia ha pubblicato il proprio Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici sul 2021 nel quale è precisato, innanzittuto, che le scelte e le metodologie illustrate si basano sull'attuale stato del dibattito, dei dati disponibili e della normativa: sono pertanto sottoposte a un continuo vaglio critico e potranno evolvere in funzione dei progressi su questi temi.

I meccanismi di governo
La Banca d'Italia nel Rapporto sottolinea che "con l'introduzione di criteri di sostenibilità non è stato necessario modificare significativamente l'assetto di governo adottato dall'Istituto per le scelte di investimento: le strutture preesistenti sono state incaricate di aggiungere i profili di sostenibilità ai precedenti criteri, basati sulle tradizionali considerazioni di tipo finanziario. Per assicurare una gestione unitaria dei temi legati alla sostenibilità tra le funzioni della Banca è stato istituito il Comitato Cambiamenti climatici e sostenibilità, presieduto da un membro del Direttorio; a supporto di questo Comitato è stato creato un Nucleo che coordina e indirizza i lavori dell'Istituto su tutte le tematiche ESG (investimenti di portafoglio, vigilanza bancaria e finanziaria, ricerca economica, operazioni aziendali)".

La strategia
A partire dal 2019, la Banca d'Italia evidenzia che "la strategia di investimento sostenibile è stata ampliata in termini di classi di attività finanziarie e di obiettivi, attribuendo progressivamente una maggiore attenzione ai fattori ESG e in particolare a quelli legati al cambiamento climatico. Si intende così contribuire anche al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità individuati sia a livello europeo, con l'approvazione del regolamento UE/2021/1119 per il conseguimento della neutralità climatica, sia a livello nazionale, con la modifica degli artt. 9 e 41 della Costituzione che ha introdotto un riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni", precisa l'Istituto Centrale, che poi prosegue: "Alla fine del 2021 i portafogli potenzialmente interessati da una gestione sostenibile avevano un controvalore di circa 210 miliardi di euro. Per i titoli di Stato dell'area dell'euro, che rappresentano gran parte di questo importo, gli indicatori di sostenibilità vengono attualmente monitorati ma non influenzano le scelte di investimento, per diversi motivi; fanno eccezione le obbligazioni verdi di emittenti sovrani dell'area dell'euro e di istituzioni sovranazionali, attualmente pari a 1,7 miliardi di euro, il cui peso negli investimenti della Banca è destinato a crescere nel tempo".

La gestione dei rischi
La Rapporto indica poi che "in passato gli investimenti in strumenti del settore privato (in particolare le azioni) seguivano un principio di neutralità (la composizione del portafoglio replicava quella del mercato, con l'esclusione di alcuni settori). Dal 2019 la Banca ha integrato in maniera graduale i fattori climatici e di sostenibilità nei preesistenti modelli di gestione dei rischi. In un primo momento l'integrazione è avvenuta a valle dell'allocazione del portafoglio tra le varie classi di attività e ha riguardato la selezione dei titoli dapprima per i portafogli azionari, quindi per quelli obbligazionari. In un secondo momento i profili di sostenibilità sono stati utilizzati anche nella fase di allocazione tra classi di attività solo per i titoli di emittenti privati; l'impiego dei fattori ESG è stato così esteso all'intero processo di investimento, dalla fase di allocazione fino a quella di selezione dei singoli titoli".
La strategia di investimento sostenibile dalla Banca d'Italia si traduce quindi in una combinazione di diverse politiche di gestione del portafoglio: per i titoli di emittenti privati queste considerano criteri di: (a) esclusione sulle società selezionabili; (b) preferenza delle imprese che adottano le migliori prassi ESG (best in class); (c) integrazione di profili ESG nei modelli finanziari; inoltre per i titoli pubblici e privati sono impiegate politiche di investimento tematiche (ad esempio per l'acquisto di obbligazioni verdi) (NGFS, A sustainable and responsible investment guide for central banks' portfolio management, October 2019; NGFS, Progress report on the implementation of sustainable and responsible investment practices in central banks' portfolio management, December 2020).
"Finora gli indicatori ESG utilizzati per orientare le scelte sui portafogli di strumenti di emittenti privati sono stati di tipo storico (misure di determinate grandezze a una data precedente)", afferma l'Istituto. "L'utilizzo di dati prospettici è infatti reso complesso dalle incertezze sugli orizzonti temporali e sulla tipologia di indicatori, sulla probabilità degli eventi e sulla loro gravità. Le informazioni sui piani futuri diffuse dalle imprese rappresentano tuttavia una base da cui partire, caratterizzata da un numero minore di ipotesi di scenario. Da quest'anno quindi le decisioni di investimento vengono prese anche in considerazione degli impegni di decarbonizzazione e dei piani di transizione delle imprese; con queste ultime sarà inoltre avviato un dialogo per raccogliere informazioni sulle strategie di sostenibilità e sui risultati finora conseguiti. Verrà infine creato un portafoglio azionario di investimento tematico destinato alle aziende maggiormente in grado di contribuire alla transizione ecologica, per cogliere le opportunità legate alle innovazioni tecnologiche e favorire il cambiamento strutturale del sistema economico".

Gli indicatori e i risultati
L'esame degli indicatori e dei risultati mostra i progressi compiuti dalla Banca negli ultimi anni. "Per il portafoglio azionario gestito internamente (pari a 16 miliardi di euro e corrispondente a oltre il 90% degli investimenti in titoli privati dell'Istituto), l'impronta carbonica è diminuita del 60% rispetto al 2018, anno precedente l'avvio della strategia di investimento sostenibile, ed è inferiore del 37% rispetto all'indice di mercato preso come riferimento. Sono migliori dell'indice anche l'intensità carbonica (-24%), gli usi di energia elettrica (-21%), di acqua (-14%) e la produzione di rifiuti (-28%). Relativamente agli indicatori sociali, la quota di donne impiegate è maggiore di 7 punti percentuali rispetto al benchmark e il tasso di infortuni è inferiore del 9%", conclude Banca d'Italia.

Il Rapporto sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici sul 2021 di Banca d'Italia è disponibile cliccando qui.

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