Presidio del patrimonio mobiliare e revisione dell’immobiliare, le priorità del FP BNL/BNPP Italia
Roberto Quinale, Presidente del Fondo, illustra a MondoInvestor le ultime novità, come le sottoscrizioni nel private debt e private equity
11/07/2022
Redazione MondoInstitutional
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Il presidio del patrimonio mobiliare e la revisione di quello immobiliare sono alcune delle priorità dei prossimi mesi indicate da Roberto Quinale, Presidente del Fondo Pensioni del Personale del Gruppo BNL/BNP Paribas Italia. Il Presidente del Fondo, inoltre, spiega a MondoInvestor in questa intervista gli ultimi passi fatti nell’allocazione delle risorse, con le nuove sottoscrizioni nell’ambito del private debt e del private equity, nonché i benefici che sta ottenendo il fondo dalla costituzione di un veicolo dedicato ai propri investimenti.

È stato eletto alla presidenza del Fondo Pensioni del Personale del Gruppo BNL/BNP Paribas Italia circa un anno fa. Qual è il bilancio dell’attività svolta a oggi e quali sono le priorità su cui si concentrerà nei prossimi 12 mesi?
L’inizio del mio rapporto con il Fondo Pensioni del Personale Gruppo BNL/BNP Paribas Italia risale al 2002 quando, con l’ex Presidente Fabio Cappelloni, lavorammo insieme alle Organizzazioni Sindacali alla variazione dello Statuto mettendo le basi dell’attuale Fondo: dal quel momento e per tutti questi anni sono stato sempre presente, sia come Consigliere che come Sindaco, lavorando costantemente al suo cambiamento e rinnovamento. Il primo anno come Presidente non è stato semplice in quanto abbiamo dovuto affrontare, con il DG e tutti gli uffici del Fondo, le serie problematiche economiche dei mercati durante il periodo di pandemia. Sono molto soddisfatto però del lavoro svolto dalla nostra struttura che ha retto bene, limitando i danni di una crisi economica che ha colpito tutti i comparti. Purtroppo però, quando pensavamo tutti di essere quasi usciti dal tunnel e iniziavano a farsi vedere timidi segnali di una ripresa economica, sostenuta da una crescita industriale che ci faceva ben sperare, è scoppiata la guerra in Ucraina che ha nuovamente portato incertezza sui mercati, rallentato la ripresa economica ed ha ulteriormente spinto verso l’alto l’inflazione, già alimentata dalla scarsità delle materie prime, ben oltre alle previsioni di fine 2021. Per quanto riguarda i prossimi mesi, oltre che continuare a presidiare con la massima attenzione la parte mobiliare per difendere al meglio il patrimonio dei nostri iscritti, stiamo affrontando anche il riordino degli asset immobiliari che scontavano ormai le politiche degli anni 80 indirizzate su investimenti rivolti soprattutto verso strutture di tipo commerciale. Il lavoro che ci aspetta sarà quello di rivedere il nostro patrimonio immobiliare indirizzandolo verso le nuove richieste di mercato. In questa ottica stiamo già operando da alcuni mesi e ultimando le prime operazioni di riconversione e vendita.

Le linee d’investimento del vostro Fondo hanno un target di allocazione nei beni reali tra i più alti nel settore della previdenza. Siete soddisfatti dei risultati ottenuti fino ad oggi? Su quali prodotti sui private market avete investito di recente? Avete intenzione di incrementare l’allocazione verso alcune specifiche tipologie di beni reali nei prossimi anni?
Nel corso della rivisitazione triennale della AAS avvenuta all’inizio dell’anno scorso, le stime a 5 anni hanno indicato il crollo delle redditività attese tanto della componente obbligazionaria governativa quanto di quella corporate. Nota a parte merita il comparto Absolute return che ha evidenziato la perdita del suo potere reddituale a causa delle strategie Ucits che non sono riuscite ad esprimere le loro potenzialità presenti e, prevedibilmente, future. Le asset class illiquide sono quelle che da un punto di vista reddituale, dovrebbero beneficiare maggiormente delle manovre fiscali e monetarie messe in campo dai Governi e dalle Banche Centrali. La definizione della nuova AAS rispecchia quanto evidenziato relativamente alla redditività attesa delle singole asset class. La nuova composizione della AAS, sostanzialmente, persegue gli orientamenti esposti, riducendo la componente dei mercati regolamentati/hedge a favore degli investimenti in Real asset/Private market. In convergenza alla nuova composizione della AAS, già dal primo trimestre dell’anno scorso il Fondo ha dato corso ad una selezione di Fondi d’Investimento Alternativi chiusi per l’investimento in Private debt, ovvero in strumenti finanziari di debito di emittenti non quotati. In particolare la selezione è stata focalizzata all’individuazione di FIA chiusi gestiti con due specifiche strategie ben definite: Senior secured e Credit opportunities, entrambe con localizzazione geografica delle imprese emittenti nell’area Europea. La selezione avviata a fine marzo ha permesso di investire per la categoria “Senior Secured” in due prodotti caratterizzati da una differente distribuzione temporale della costruzione dei relativi portafogli (uno in fase di iniziale ramp-up ed uno investito per circa il 40% del commitment complessivo). Per la categoria “Credit Opportunities”, alla luce degli ottimi risultati evidenziati nel corso del terzo trimestre dell’anno scorso e della view sul mercato sottostante il FIA, il Fondo, al fine di alleggerire la quota dell’asset obbligazionario impattato negativamente da un aumento dei tassi d’interesse e per indirizzare il posizionamento del portafoglio verso le opportunità offerte dall’eventuale permanenza della volatilità sui mercati, ha effettuato un add-on alla sottoscrizione iniziale. Il Fondo, inoltre, a luglio 2021, al fine di perseguire il completamento strategico dell’allocazione di portafoglio, ha indetto un bando per la selezione di FIA chiusi per l’investimento in Private equity diretto in azioni e partecipazioni di imprese non quotate, distinti per focus geografico, stabilendo di procedere con la selezione di un fondo di Private equity Italia (con almeno il 75% delle imprese domiciliate in Italia) e di un fondo di Private equity europeo o globale, senza limitazione di domicilio. La selezione, nelle sue fasi finali, ha evidenziato l’opportunità di far convergere tutte le risorse destinate all’investimento in Private equity con focus geografico Italia, al fine di sfruttare tutte le potenzialità offerte dal contesto economico e dalle misure messe a disposizione sia a livello europeo che a livello nazionale per sostenere le famiglie e le imprese.

Dal 2019 avete deciso di concentrare il patrimonio nel veicolo Fondaco Previdenza Ucits Sicav al fine di aumentare l’efficienza gestionale e operativa. Qual è il vostro bilancio a tre anni dalla partenza?
Per razionalizzare ed efficientare la propria operatività finanziaria, ad inizio 2019 il Fondo ha promosso la costituzione in Lussemburgo di una Sicav ai sensi della direttiva 2009/65/CE armonizzata di diritto lussemburghese, “Fondaco Previdenza Ucits SICAV”, di cui il Fondo Pensioni è l’unico investitore. La Sicav permette una maggior consistenza dei patrimoni da investire, una riduzione dei costi negoziali, un rapido switch di passaggio tra linee life-cycle, minori rischi di mercato (tempi acquisto e vendita) e un forte efficientamento anche in relazione al nostro modello ESG costruito con un approccio attivo. La Sicav ha una struttura di tipo multicomparto, articolata originariamente in 4 “subfunds”, distinti e separati dal punto di vista patrimoniale ed amministrativo, specializzati per classe di attivo: Obbligazionario governativo, Obbligazionario corporate, Azionario ed Alternativo/Absolute return, quest’ultimo liquidato a fine 2021 per esigenze di AAS, al fine di poter implementare efficacemente l’allocazione strategica delle linee di investimento del Fondo e le scelte di allocazione tattica deliberate tempo per tempo. È stato inoltre predisposto un ulteriore sub-fund denominato “LDI” (Liability Driven Investing) dedicato alla fase di erogazione delle prestazioni. Nel corso del primo triennio di vita della Sicav il Fondo ha potuto constatare ed apprezzare l’effettiva efficienza di questo nuovo strumento finanziario e la sua capacità di semplificare e razionalizzare l’operatività. Per quanto riguarda le attività annuali di “smoothing” previste dal sistema life-cycle, ad esempio, il Fondo, a differenza di quanto accadeva in precedenza alla costituzione della Sicav, provvede alla sua esecuzione tramite il mero trasferimento di quote dei singoli sub-fund tra le tre linee del programma di accumulo, laddove in precedenza doveva trasferire intere porzioni di portafoglio. Questo ovviamente si traduce in benefici concreti per gli iscritti, che spaziano dalla rapidità con la quale il Fondo riesce ad implementare lo “smoothing”, mediamente entro i primi 15 giorni dell’anno, ai minori rischi operativi e ai costi di transazioni che risultano essere nulli o quasi. Un ulteriore esempio di razionalizzazione della gestione del portafoglio è rappresentato dalla copertura del 50% dell’esposizione all’indice Eurostoxx50 e l’indice S&P500 del comparto Equity della Sicav Fondaco Previdenza che, nel corso del 2019 è stata effettuata dalla Man.Co. Fondaco Lux, recependo un orientamento interno del Fondo. A seguito di questa manovra gli iscritti hanno potuto beneficiare di una notevole riduzione della volatilità dei rendimenti che, al contrario, ha toccato i massimi storici sui mercati a seguito del diffondersi della pandemia Covid19 nel mese di marzo 2020.

Il vostro Fondo è sempre stato in prima linea sul tema della sostenibilità. Come integrate i fattori ESG nel processo di selezione degli investimenti? Qual è il ruolo del vostro advisor ESG?
Il Fondo adotta ormai da tempo un processo di investimento funzionale alla ricerca di rendimenti sostenibili nel lungo termine, che abbiano nel contempo un impatto positivo sull’ambiente, l’economia e la società. Crediamo che l’analisi degli investimenti applicando i criteri ESG (ambientali, sociali e di governance) ci aiuti a considerare una serie più ampia di rischi e opportunità e a prendere decisioni più consapevoli. Per questo, sin dal 2017, il Fondo si serve di un advisor ESG, che adotta un sistema di scoring proprietario che, oltre a supportare l’integrazione dei criteri ESG all’interno del nostro portafoglio, alimenta diverse componenti dell’approccio d’investimento sostenibile, come la “stewardship”, l’analisi tematica, la determinazione di uno scoring sulla “carbon foot-print reduction”. La metodologia di determinazione dello scoring ESG proprietaria copre più di 12.000 emittenti e si compone di 4 fasi fondamentali orientate alla definizione di un punteggio qualitativo e quantitativo combinato, con gli emittenti classificati in decili rispetto ai pari. La struttura di scoring riflette la necessità di rendere confrontabili i rischi e le opportunità ESG tra differenti settori e regioni. Pertanto, gli emittenti sono divisi in 20 settori e 4 aree geografiche, creando 80 gruppi di pari (“peers”) geografici e settoriali. Ad ogni emittente viene assegnato in fase iniziale un punteggio di base neutro pari a 50. Vengono aggiunti o sottratti i contributi derivanti da ogni metrica. Un emittente riceve un contributo positivo se realizza performance migliori rispetto alla media dei sui pari, negativo se presenta valori sotto la media. Il risultato complessivo è uno scoring ESG quantitativo che va da 0 a 99, con la possibilità di vedere come ogni pilastro ESG ha contribuito a quel punteggio finale. In aggiunta alle metriche e ai pesi specifici del settore selezionato, vengono attivate due misure che influiscono su tutti gli emittenti in modo uniforme, introducendo così una distorsione settoriale intenzionale a sfavore dei settori più esposti. Le emissioni di carbonio sono per il mondo un problema in senso assoluto e viene pertanto adottata una misura assoluta, creando una propensione positiva verso gli emittenti e i settori con minori emissioni di carbonio. La seconda delle suddette misure nasce dall’osservazione che i settori più inclini alle controversie ESG hanno punteggi leggermente inferiori, riflettendo un rischio più elevato (‘headline’, rischio reputazionale o rischio finanziario). La metodologia proprietaria beneficia della combinazione della profonda conoscenza e dell’expertise di tre team dell’advisor ESG, che aiutano a generare solidi approfondimenti delle tematiche di “sostenibilità”, per decisioni migliori e meglio informate. Particolare attenzione viene posta, infine, nella valutazione della qualità e della capacità di copertura dei dati utilizzati e nell’individuazione dei settori maggiormente coinvolti dalle tendenze chiave per predisporre di conseguenza gli opportuni aggiornamenti del modello. L’integrazione dei fattori ESG viene attualmente applicata alle componenti obbligazionarie corporate ed azionaria gestite passivamente all’interno del nostro patrimonio ma, come esplicitato nel “manifesto ESG” del nostro Fondo, prevediamo di implementare l’integrazione dei criteri ESG nelle scelte di investimento del comparto obbligazionario governativo entro il 2023, con l’obiettivo di raggiungere una quota di investimenti ESG pari ad almeno il 90% del patrimonio complessivo.

L'intervista integrale è stata pubblicata su MondoInvestor nr. 218 di aprile 2022.

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