Piani previdenziali: il 76% include i criteri ESG negli investimenti
I risultati dell’ottava edizione della ricerca realizzata dal Forum per la Finanza Sostenibile con Mefop e MondoInstitutional
18/11/2022
Redazione MondoInstitutional
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Gli investimenti sostenibili stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nelle politiche di investimento degli operatori previdenziali italiani. Sugli 89 piani previdenziali che hanno partecipato quest’anno alla ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile, in collaborazione con Mefop e MondoInstitutional, 68 (il 76%) dichiarano di includere i criteri ESG nelle decisioni di investimento. L’indagine, giunta all’ottava edizione, è stata presentata ieri (17 novembre, ndr) nell’ambito delle Settimane SRI, la principale rassegna in Italia sulla finanza sostenibile organizzata dal Forum. Lo studio ha coinvolto piani previdenziali appartenenti a diverse categorie (Casse di previdenza, Fondi pensione aperti, Fondi pensione negoziali, Fondi pensione preesistenti (istituiti prima della riforma del 1993) e Piani individuali pensionistici) ed è stato realizzato con il sostegno di AXA Investment Managers, DPAM, ENPACL e OFI Asset Management.
Entrando nei dettagli, dall'indagine risulta un aumento degli operatori previdenziali che investe con criteri di sostenibilità: passano infatti da 55 (nel 2021) a 68, pari al 76% dei rispondenti. Le categorie più attente agli aspetti di sostenibilità sono i Fondi pensione negoziali, i Fondi pensione aperti e le Casse di previdenza. Tra le motivazioni alla base della crescita degli investimenti sostenibili c’è la possibilità di coniugare l’impatto socio/ambientale con un congruo ritorno finanziario, l’impulso dato dal contesto normativo e, a seguire, la gestione più efficace dei rischi finanziari e il dovere fiduciario nei confronti di aderenti e beneficiari.
Tra chi non ha ancora incluso i criteri ESG nelle proprie scelte d'investimento, vi sono 7 piani che non hanno ancora avviato valutazioni in merito, mentre anche quest’anno nessun intervistato ha citato la presunta rischiosità, complessità o scarsa redditività degli investimenti sostenibili tra le motivazioni della mancata adozione di strategie SRI. Vi sono poi 14 piani che hanno avviato valutazioni rispetto all’inclusione dei criteri ESG nelle scelte di investimento: nella metà dei casi il processo potrebbe concludersi entro un anno. Tra le principali criticità i rispondenti indicano la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati, seguita dalla mancanza di certificazioni che tutelino contro il rischio di greenwashing.
Lo studio mette poi in luce che più della metà dei piani previdenziali attivi in ambito SRI estende gli investimenti sostenibili alla quasi totalità del patrimonio (per una quota compresa tra il 75% e il 100%): si tratta soprattutto di Fondi pensione negoziali, Fondi pensione aperti e Fondi pensione preesistenti. Il dato è in costante aumento ed è passato dai 25 piani del 2020 ai 29 nel 2021, fino ad arrivare ai 35 del 2022.
Per quanto riguarda le strategie SRI adottate, invece, nelle classi di attivo liquide (equity, corporate bond e titoli di Stato) le più diffuse si confermano esclusioni (27%) e best in class (18%). Ma l’inclusione dei criteri ESG si diffonde sempre più anche negli investimenti alternativi: tra i piani attivi in ambito SRI che effettuano investimenti alternativi, il 78% include criteri ESG, con un aumento considerevole rispetto all’ultima edizione della ricerca (si passa infatti da 33 a 43 rispondenti). Le strategie ESG più diffuse nel caso degli investimenti alternativi sono esclusioni, investimenti tematici e best in class.
Nell’edizione di quest’anno della ricerca sono state poi aggiunte alcune domande di approfondimento rivolte ai rispondenti che hanno indicato tra le strategie SRI adottate l’engagement. Dei 30 piani previdenziali che lo attuano, 21 hanno definito una politica di impegno nei confronti degli emittenti inseriti in portafoglio (soprattutto su temi come la gestione dei rischi legati al cambiamento climatico, il rispetto dei diritti umani, la promozione della parità di genere e la riduzione delle emissioni climalteranti) e 6 hanno in programma di farlo.
Secondo lo studio, inoltre, il 28% dei piani attivi in ambito SRI (19 su 68) fa riferimento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU (SDG) nella propria politica di investimento e il 26% ha in programma di includerli in futuro. Gli SDG più citati sono: lotta al cambiamento climatico (18 piani), salute e benessere (15), lavoro dignitoso e crescita economica (14), energia pulita e accessibile (11), parità di genere (10).
Per quanto riguarda in particolare l’attenzione al cambiamento climatico, passano da 17 (nel 2021) a 29 (nel 2022) i piani previdenziali che misurano l’impronta di carbonio del portafoglio di investimento. Rispetto all’inclusione della neutralità climatica nelle decisioni di investimento, si evidenziano invece ampi margini di miglioramento: solo 1 piano dichiara di prendere in considerazione l’obiettivo net-zero, anche se 26 piani hanno in programma di farlo in futuro.
"I risultati della ricerca di quest'anno sono particolarmente interessanti perché mettono in evidenza come tra gli operatori previdenziali sia in costante aumento la propensione agli investimenti sostenibili. Quello degli investitori previdenziali è un comparto strategico, che per sua stessa natura tende a guardare al medio/lungo periodo e può contribuire in maniera importante alla giusta transizione. Per questo motivo la crescente attenzione ai temi ESG da parte di questi attori costituisce un tassello chiave all'interno del processo di consolidamento degli strumenti di finanza sostenibile", ha sottolineato Francesco Bicciato, Direttore Generale del Forum per la Finanza Sostenibile, mentre Alessandro Fonzi, CFA, Deputy Head of International Sales, Country Head Italy di DPAM, ha commentato: “È confortante vedere come ormai la maggior parte degli operatori previdenziali investa con criteri di sostenibilità. Peccato però che alcuni ancora non lo facciano per la mancanza di dati ESG affidabili e standardizzati o di tutele contro il rischio di greenwashing. Noi di DPAM riteniamo che essere un investitore responsabile e investire in modo sostenibile richieda sempre l’adozione di importanti valori di riferimento; i valori rappresentano il primo passo per ridurre eventuali effetti negativi delle decisioni di investimento, aumentarne gli effetti positivi e per promuovere caratteristiche ambientali e/o sociali”.
Secondo Stefano Gaspari, Amministratore Unico di MondoInstitutional, “Con l’introduzione della SFDR e con i prossimi passaggi normativi, il mondo della previdenza ha tutti i presupposti per attuare politiche di investimento sempre più sostenibili. La survey infatti dimostra che molti Fondi pensione si sono già adeguati ai migliori standard, o comunque hanno intenzione di farlo ed è in aumento anche l'inclusione dei criteri ESG nelle decisioni di investimento. Le Casse di previdenza, pur non ricadendo tra gli investitori destinatari delle nuove normative, stanno procedendo in autonomia ad adottare politiche sostenibili, nel rispetto delle best practice internazionali. Entro poco tempo, ci aspettiamo che le forme di previdenza complementare e le Casse di previdenza diventeranno sempre più protagonisti nel mondo degli investimenti sostenibili”.
Gianni Golinelli, Responsabile Area Finanza di ENPACL, ha evidenziato come “il nostro Consiglio di Amministrazione ha inserito la politica di sostenibilità tra i documenti strategici inerenti alla gestione del patrimonio dell’ENPACL. La politica di investimento dell’Ente prevede che gli obiettivi ESG siano uno dei tre parametri guida per l’individuazione dell’allocazione strategica all’interno del piano di investimento annuale. Il CdA sottolinea inoltre la scelta ormai pluriennale di dotarsi nel bilancio consuntivo di una parte che fa il punto sulla sostenibilità degli investimenti. Infine, ricorda che implementando le valutazioni ESG nelle linee guida sottostanti le scelte di investimento, allarga a tutto il patrimonio dell’ENPACL la priorità data alle realtà ESG Compliant, determinando un effetto di impatto agli investimenti dell’Ente. Un terzo del patrimonio investito di ENPACL va direttamente su temi sociali e di welfare, e due terzi sono comunque ESG Compliant. Il lavoro di analisi sugli investimenti ESG da parte degli istituzionali fa un importante punto generale, che conferma la continua crescita dell’interesse strategico e operativo delle casse previdenziali, dei fondi pensione e delle Fondazioni sul tema”, ha sottolineato Golinelli, mentre Stefania Luzi, Responsabile Area Economia e Finanza di Mefop, ha afffermato: “Vanno accolti con estremo favore la crescente diffusione dei criteri ESG nei portafogli previdenziali, anche grazie alla spinta proveniente dal quadro normativo di riferimento, nonché l'incremento del tasso di copertura delle politiche sostenibili e la progressiva estensione dell'applicazione dei fattori ESG agli investimenti nei mercati privati, in virtù del contributo offerto a una più efficace gestione di portafoglio. Permangono, tuttavia, alcune aree grigie rispetto alle quali si attendono ulteriori progressi delle prassi in essere, anche alla luce delle sfide aperte dalle normative europee”.
Per Lorenzo Randazzo, Institutional Sales Manager & RI Expert di AXA Investment Managers: “Gli Enti previdenziali sono sempre più propensi ad investire tenendo conto dei criteri di sostenibilità. In merito alle strategie di engagement gli schemi pensionistici hanno maturato la consapevolezza dell’importanza del dialogo con le società target. In AXA Investment Managers crediamo che investire in maniera responsabile significhi non solo applicare le esclusioni o integrare i criteri ESG, ma che all’interno del dovere fiduciario e della gestione attiva sia fondamentale la partecipazione attivata nelle società in cui si investe”.
Infine, Eric Van La Beck, Head of SRI di OFI Asset Management, ha spiegato: “In qualità di attore pioniere nel mercato SRI francese, siamo particolarmente orgogliosi di aver sostenuto questa ottava edizione dello studio del Forum della Finanza Sostenibile e dei suoi risultati, che confermano il forte impegno degli investitori italiani e in particolare dei Fondi pensione per la finanza responsabile. Con questo spirito continueremo ad offrire loro soluzioni e servizi di investimento innovativi”.

La ricerca completa è disponibile cliccando qui.

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