"Dopo il 2008, il 2022 è stato il peggior anno da inizio millennio per le Borse mondiali. Lo spettro della recessione, la guerra in Ucraina, il crollo del valore delle obbligazioni, la crisi energetica, i rally del petrolio, l’impennata dell’inflazione, il crollo del comparto tecnologico e le misure anti Covid in Cina hanno comportato un anno eccezionalmente negativo per i mercati finanziari". Lo sottolinea Arco (Fondo complementare nazionale dei settori legno, sughero, mobile, arredamento e boschivi/forestali, laterizi e manufatti in cemento, lapidei, maniglie e dei lapidei piccola industria Verona) commentando l'andamento dei mercati finanziari e dei comparti del Fondo nel corso dell'anno da poco concluso.
Il Fondo comunica innanzitutto che durante tutto il 2022, il Consiglio di Amministrazione ha ripetutamente incontrato i gestori finanziari, ribadendo l’esigenza di tutelare la natura del risparmio previdenziale tipica dell’investimento pensionistico. È stata ribadita in particolare la richiesta di una rigorosa attenzione al principio della prudenza, già contenuto nelle convenzioni di gestione, insieme a una diversificata selezione dei titoli in portafoglio e a un controllo rigoroso della solidità degli stessi. Arco ricorda anche che il Fondo ha già attraversato e superato positivamente diverse forti turbolenze dei mercati finanziari e che la caratteristica generale dei Fondi pensione negoziali, e quindi anche di Arco, è di avere tendenzialmente un orizzonte temporale degli investimenti di medio/lungo periodo e un profilo di rischio prudente, compatibile con la natura previdenziale dell’investimento.
Passando ai numeri del 2022, al 31 dicembre Arco aveva 83.175 lavoratori associati, suddivisi su 4.381 aziende, e un patrimonio in gestione di 702,3 milioni di euro. "Dopo un 2021 di rendimenti positivi (Garantito 0,74%, Bilanciato Prudente 6,43% e Bilanciato Dinamico 9,52%), nel 2022 tutti i comparti d’investimento del Fondo hanno conseguito rendimenti negativi", comunica Arco. Infatti, il Garantito nei 12 mesi ha fatto registrare -8,23%, il Bilanciato Prudente -9,88% (+0,93% rispetto al benchmark) e il Bilanciato Dinamico -11,87% (+0,45% rispetto al benchmark). Di tutt'altro segno i rendimenti dalla data di avvio: il risultato del comparto Bilanciato Prudente è +109,52% (dal 2001), mentre il Bilanciato Dinamico segna +66,67% (dal 2007) e il Garantito +18,72% (dal 2007).
I risultati negativi del 2022 "sono dovuti all’andamento negativo sia dell’asset class azionaria, sia di quella obbligazionaria. La componente obbligazionaria, in particolare, ha avuto rendimenti compresi fra un massimo del -4,82% per la componente più prudente (titoli di Stato euro di durata compresa fra 1 e 3 anni) e un minimo del -16,19% per la componente più aggressiva (titoli di Stato e obbligazioni globali con rating inferiore a investment grade e rischio di cambio coperto)", scrive Arco.
"La componente azionaria, d’altro canto, ha avuto un rendimento di -17,86% per la componente globale a rischio di cambio coperto e di -12,73% per la componente globale a cambio aperto. La differenza è dovuta alla forza del dollaro che ha parzialmente compensato le perdite sulla borsa americana. Dal confronto con i rispettivi benchmark (cioè, si ricorda, i parametri di riferimento utilizzati per valutare l’andamento delle gestioni finanziarie), i comparti Bilanciato Prudente e Bilanciato Dinamico hanno registrato un rendimento superiore (al netto degli oneri di gestione e delle imposte), specialmente a causa delle scelte prudenti dei gestori finanziari e dello stile di gestione difensivo della componente azionaria", analizza ancora il Fondo pensione, che poi evidenzia come il comparto Bilanciato Prudente abbia ottenuto un rendimento medio annuo superiore dello 0,83% rispetto alla rivalutazione Tfr in azienda.
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