State Street Institutional Investor Indicators - Marzo
L'indice di propensione al rischio di State Street Global Markets ha evidenziato che gli investitori hanno continuato a puntare sul rischio nell’azionario, ma sono stati titubanti nel reddito fisso
08/04/2024
Redazione MondoInstitutional
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State Street Global Markets ha pubblicato i risultati degli State Street Institutional Investor Indicators relativi al mese di marzo. Lo State Street Risk Appetite Index è tornato a quota 0,09 da 0,18, evidenziando un leggero calo della propensione al rischio nel mese di marzo, più vicina alla neutralità.
“In un mese in cui la maggior parte delle Banche Centrali ha continuato a nutrire le speranze di una riduzione dei tassi d’interesse, con la Banca Centrale svizzera che ha effettivamente iniziato il suo ciclo di taglio dei tassi, gli investitori istituzionali si sono mostrati restii ad incrementare le proprie partecipazioni in asset rischiosi. Complessivamente, il nostro indice di propensione al rischio ha evidenziato che gli investitori hanno continuato a puntare sul rischio nell’azionario, ma sono stati titubanti nel reddito fisso, nonostante i futuri tagli dei tassi. Il fatto che la propensione al rischio sia stata completamente bilanciata nel mercato valutario e negli asset legati alle commodity dimostra che, anche con i mercati azionari ai massimi storici, gli investitori istituzionali sono ancora diffidenti nei confronti degli asset più ciclici”, ha sottolineato Michael Metcalfe, Head of Macro Strategy di State Street Global Markets.
In particolare, gli indicatori delle partecipazioni di State Street mostrano che le allocazioni azionarie da parte degli investitori di lungo termine sono aumentate dello 0,6%, attestandosi al 53,4%. Questo dato è stato accompagnato da un calo simile nelle partecipazioni in liquidità, che sono scese al 19%, e da un lieve aumento dello 0,1% nelle allocazioni nel reddito fisso, che sono salite al 27,5%.
Metcalfe ha quindi commentato: “Forse la ragione principale della cautela degli investitori nel secondo trimestre consiste nel fatto che l’allocazione degli investitori istituzionali nei titoli azionari è a un passo dai massimi raggiunti prima della crisi finanziaria. Allo stesso tempo, le allocazioni in liquidità si attestano intorno allo 0,3% della loro media di lungo periodo; i livelli di liquidità "in eccesso", almeno rispetto alla media, sono ormai prossimi ad esaurirsi, proprio quando le partecipazioni azionarie hanno raggiunto il picco ciclico. Da qui in avanti saranno necessarie notizie positive a livello macroeconomico o microeconomico, al di là del semplice momentum, per indurre gli investitori a sottopesare attivamente la liquidità a fronte di livelli di rendimento così interessanti”.
L’outlook per l’Eurozona è molto più soft rispetto agli Stati Uniti, e per questo è anche un po’ meno incerto. La Bce ha dichiarato con fermezza che i tagli dei tassi inizieranno a giugno, anche se la Banca Centrale sostiene di non essere dipendente dai dati. L’indebolimento dei dati economici da qui in poi non fa altro che rafforzare il sostegno monetario e questo inizia a riflettersi nella domanda di asset dell’Eurozona", ha aggiunto ancora l'Head of Macro Strategy di State Street Global Markets, per poi concludere: "Per la prima volta quest’anno gli investitori istituzionali hanno smesso di vendere l’euro a marzo e in alcuni Paesi europei stiamo assistendo al ritorno della domanda di azioni. A differenza delle posizioni sovraffollate nei titoli azionari statunitensi e in particolare in quelli tecnologici, le azioni europee potrebbero dimostrarsi meno vulnerabili nel secondo trimestre se l’allocazione complessiva in titoli azionari iniziasse a fermarsi sui massimi da 15 anni".
Gli Institutional Investor Indicators (le 3 "i") sono stati sviluppati da State Street Associates, la divisione di ricerca e advisory di State Street Global Markets. Essi misurano la fiducia degli investitori o la propensione al rischio in modo quantitativo, analizzando i modelli di acquisto e di vendita degli investitori istituzionali, ricavati dai 42 trilioni di dollari di asset in custodia e amministrazione di State Street (in questo patrimonio non sono inclusi gli asset detenuti da State Street stessa). L'indice di propensione al rischio deriva dalla misurazione dei flussi degli investitori in ventidue diverse dimensioni di rischio tra azioni, valute, reddito fisso, asset legati alle materie prime e trend di asset allocation. L'indice cattura la proporzione dei ventidue elementi di rischio che hanno visto un comportamento orientato alla ricerca o alla riduzione del rischio.
Una lettura positiva indica che nel complesso gli investitori stanno aumentando la loro esposizione al rischio, mentre una lettura negativa suggerisce una riduzione del rischio. Gli indicatori delle partecipazioni di State Street rilevano la quota dei portafogli degli investitori allocata in azioni, reddito fisso e liquidità a partire dal 1998.

Per leggere gli Institutional Investor Indicators di marzo di State Street, cliccate qui.

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